Sono trascorsi diciassette anni da quando uscì il film L’ombra del nemico del regista danese Ole Christian Madsen, ancora disponibile alla visione sulla piattaforma Netflix. Il titolo originale era Flammen & Citronen, composto dai soprannomi di due attivisti della resistenza danese all’occupazione tedesca del Paese. Uno rosso di capelli (Bent Faurschou Hviid, “Flammen”) e l’altro dall’aspetto comune (Jorgen Haagen Schmith, “Citronen”).
“Flammen” e “Citronen” erano due partigiani dell’Holger Danske, uno dei più famosi gruppi della resistenza danese. Divennero due tra i più efficaci killer di nazisti, informatori, spie e collaborazionisti nei mesi cupi dell’occupazione hitleriana di Copenaghen, e per questo motivo i più odiati e ricercati dalla Gestapo e dai famigerati aderenti al Schalburgkorps (i volontari danesi inquadrati nei reparti sorti sul modello delle SS tedesche).
Il film racconta le gesta della coppia di partigiani, comprese le loro complesse vicende sentimentali e familiari, tra solitudini e affetti ritagliati nel buio guardingo e minaccioso della città.
Buone le interpretazioni dei due protagonisti, i danesi Thure Lindhardt (“Flammen”) e Mads Mikkelsen (“Citronen”). Perfettamente calato nella parte del capo della Gestapo a Copenaghen l’attore tedesco Christian Berkel. L’attrice danese Stine Stengade recita la parte della spia, ambigua e drammatica.
Una pellicola intensa e amara, come può essere la vita e la morte di giovani e coraggiosi combattenti per la libertà, catapultati dalla loro normale vita quotidiana nel frullatore di una guerra crudele, con i suoi eroismi e le sue malvagità, i suoi tradimenti e le sue passioni.
Nel 1951 il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman assegnò ai due giovani danesi la Medal of Freedom, massima decorazione civile statunitense.