Il partito di estrema destra Partij voor de Vrijheid (PVV) del populista Geert Wilders ha ritirato il sostegno al governo di coalizione guidato dall’indipendente (ma molto vicino alle posizioni di Wilders) Dick Schoof. II PVV era il maggior partito del governo considerato il più a destra della storia post-bellica olandese.

La motivazione ufficiale della rottura riguarda, tanto per cambiare, la politica sull’immigrazione. Le proposte del PVV e di Wilders sul diritto d’asilo, sui rimpatri obbligatori dei siriani presenti nei Paesi Bassi e altri aspetti sui migranti. L’accordo con gli altri partiti della coalizione non è stato trovato, e Wilders ha deciso di far cadere il governo.

I dati sui sondaggi condotti nell’ultimo anno suggeriscono anche altro. Il partito di Wilders sarebbe costantemente in calo: secondo l’agenzia internazionale Verian, se ad agosto 2024 il PVV raccoglieva il 24,9% dei consensi degli intervistati, nel maggio 2025 il consenso è calato al 18,4%, ben 6 punti percentuali e mezzo in meno. L’altro partito più votato della coalizione, i liberali del Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (VVD) dell’ex premier Mark Rutte, ha seguito un percorso inverso: dal 15% nell’agosto 2024 i liberali olandesi sono saliti nei sondaggi fino al 19,4% di maggio 2025, superando nei sondaggi il PVV per la prima volta dal giorno delle elezioni politiche del 2023.

Tutto ciò significa che il logoramento del populismo di estrema destra al governo nei Paesi Bassi è cresciuto mese dopo mese, forse per le ragioni addotte da Wilders sul mancato accordo sui migranti, ma probabilmente anche perché governare è molto più complicato che gridare dall’opposizione. Tra l’altro, il Ministero per l’Asilo e le Migrazioni era appannaggio proprio del PVV.

Inoltre, una cultura di governo si forma attraverso un metodico confronto tra posizioni politiche diverse all’interno di una alleanza. L’impressione che se ne ricava dalle vicende olandesi è che l’estrema destra incontri grandi difficoltà a trovare una sintesi politica nella collaborazione tra partiti diversi. Come se la politica in una società democratica matura potesse affidarsi al “o tutto, o niente”. Questo vuol dire che il passaggio dalla protesta (facile) al governo (difficile) non è ancora adeguato.

I partiti moderati olandesi sono in subbuglio dopo le decisioni di Wilders. L’opzione del ricorso anticipato alle urne diventa una prospettiva realistica.

Il marconista di bordo