L’ultimo trattato di amicizia tra Francia e Polonia venne firmato nell’aprile 1991. Da una parte François Mitterrand, dall’altra Lech Walesa. Il 9 maggio scorso Emmanuel Macron e Donald Tusk ne hanno siglato un altro a Nancy, a distanza di 34 anni.
Ma la lontananza non si misura solo in decenni. Nel 1991 il mondo e l’Europa viveva un’epoca di speranze per l’allargamento dell’area della libertà e della democrazia in tutta la parte orientale del nostro continente. E quel Lech Walesa simboleggiava il cammino della nuova Europa liberata dal comunismo moscovita: il sindacato libero Solidarnosc, l’occupazione operaia dei cantieri navali Lenin di Danzica, il papa polacco, lo scioglimento del Patto di Varsavia. Un’era di libertà e di pace si profilava all’orizzonte.
Oggi l’Europa che sta davanti a Macron e Tusk, e davanti a tutti noi, è completamente diversa. Nell’Europa orientale è tomata la guerra, l’autoritarismo torna a penetrare le coscienze degli uomini e le istituzioni degli Stati. La sfera delle libertà sembra restringersi, le spese militari aumentano, il vento del binomio autoritarismo-bellicismo torna a soffiare da est.
Le democrazie liberali, se non si difendono, si estinguono. E la Polonia, memore delle tragedie novecentesche che hanno sconvolto il Paese (spartizione tra tedeschi e russi, il nazismo, l’Olocausto, il comunismo), è diventata negli ultimi tre anni il fulcro più avanzato della difesa dell’Europa libera. Fino ad oggi fortemente dipendente dagli Stati Uniti, ma la nuova incertezza strategica impone altre prospettive.
Sicurezza, difesa, energia. Intorno a queste tre parole ruota il nuovo trattato franco-polacco, con un occhio alle opportunità economiche e militari: Varsavia ha la necessità di dotarsi di aerei da trasporto, aerei da rifornimento e sottomarini
Si è parlato (non sappiamo se si è anche scritto) dell’estensione dell’ombrello atomico francese anche al territorio polacco. Si tratta di un tema già posto dal nuovo Cancelliere tedesco, è delicato ed emblematico del nuovo mondo che stiamo vivendo.
La Polonia vota per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica domenica 18 maggio, un’altra prova dello scontro tra europeisti e nazionalisti.
Il marconista di bordo