Prima di raggiungere il Canada per il vertice del G7, il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron si è fermato in Groenlandia per una visita politicamente non trascurabile. L’interesse europeo (e mondiale) della visita risiede negli appetiti scatenatesi sulla testa degli abitanti isolani, soprattutto per quanto contiene, e si stima contenga, il sottosuolo ricco di risorse minerarie critiche.
Sin dagli anni del suo primo mandato, Donald Trump ritiene che la collocazione migliore della Groenlandia sia sotto gli Stati Uniti. Lo ripete costantemente anche dal suo ritorno alla Casa Bianca. Il suo Segretario alla Difesa, il prestante Pete Hegseth, durante una audizione sul bilancio della Difesa per l’anno fiscale 2026, tenutasi il 10 giugno scorso al House Armed Services Committee della Camera dei Rappresentanti, ha affermato che il Pentagono ha sviluppato dei piani per prendere con la forza Groenlandia e Panama se necessario. “l nostro lavoro al Dipartimento della Difesa è preparare piano per ogni evenienza” ha sottolineato.
Non viviamo tempi forgiati da uomini che apprezzano le sfumature. Poco importa se la Groenlandia fa parte di un altro Stato sovrano, per giunta alleato, per giunta facente parte della NATO. Poco importa se la stragrande maggioranza della popolazione non vuole finire sotto Washington, tanto che dopo le ultime elezioni svoltesi nell’isola si è costituito un Governo, sorretto da ben tre quarti del Parlamento, contrario all’annessione. Se necessario, il Segretario alla Difesa statunitense ha garantito che il Pentagono possiede i piani per l’occupazione militare della Groenlandia.
Ora, il presidente Macron è andato sull’isola e ha detto alcune cose.
Prima di tutto ha sostenuto che, “in poche parole, in Francia, nell’Unione Europea, tutti credono che la Groenlandia non debba essere né venduta né presa”, facendo intendere che le mire poste sull’isola da parte della nuova Amministrazione statunitense non sono cose che si fanno tra alleati. Ma il punto è proprio questo: Washington continua a considerare davvero alleati i Paesi europei della NATO, o gli interessa più Mosca, finendo anche per assomigliargli un po’?
Secondo, con la sua presenza ha inteso “inviare un messaggio di solidarietà europea e di sostegno della Francia alla Danimarca, alla Groenlandia e al popolo groenlandese; un messaggio di rispetto per la vostra sovranità e le vostre scelte, scelte di sicurezza, sviluppo economico e sociale e gestione sostenibile delle risorse naturali; un messaggio di sostegno alla vostra integrità territoriale e all’inviolabilità dei vostri confini, che non sono negoziabili”.
Questo punto merita una breve osservazione, considerando molto utile che il presidente Macron abbia richiamato l’attenzione sulla sovranità e l’integrità territoriale degli Stati. Utile perché la confusione politica regna sovrana (è proprio il caso di dirlo): in Europa i più ferventi sostenitori del sovranismo nazionale sono quelli che guardano con simpatia a Washington e (con qualche pudore in più) a Mosca, laddove cioè del sovranismo altrui se ne fanno beffe. Come dire: la sovranità mia è sacra, quella altrui (ucraina, groenlandese, canadese, panamense) no.
Terzo, per dare sostanza ad una dichiarazione altrimenti solo retorica, ha annunciato esercitazioni militari congiunte con i Paesi della regione per la sicurezza del Mar Artico. Inoltre, ha sostenuto che “anche l’Unione Europea è presente al fianco della Groenlandia ed è pronta ad accelerare e raggiungere risultati concreti nel campo dell’energia a basse emissioni di carbonio, contribuendo inoltre all’istruzione, alla pesca sostenibile e allo sfruttamento delle materie prime critiche”, e ha incitato ad “accelerare l’attuazione del partenariato strategico firmato nel 2023 e contribuire allo sviluppo economico della Groenlandia”.
Sicurezza e materie prime sono esattamente le ragioni per cui viene reiterata da Washington l’intenzione di “conquistare” la Groenlandia.
Non crediamo di sbagliarci se annoveriamo la visita ufficiale del presidente francese in Groenlandia ad una “marcatura” del territorio europeo rispetto alle mire statunitensi. Le conclusioni dei due vertici imminenti dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi occidentali (G7 e NATO) mostreranno la realtà di una relazione euro-americana piuttosto complessa.
Il marconista di bordo