L’assenza di un comunicato politico finale congiunto sulle principali crisi internazionali (è sopravvissuto solo la Dichiarazione comune sulla crisi tra Israele e Iran), o le dichiarazioni sprezzanti del Presidente degli Stati Uniti, a margine del suo improvviso ritorno a Washington, contro il Presidente della Repubblica francese (“Lo faccia di proposito o meno, Emmanuel [Macron, ndr] si sbaglia sempre” ha scritto su Truth), mostrano quanto sia faticoso tenere insieme i nuovi Stati Uniti con i suoi alleati storici. Solo la capacità mediatrice e diplomatica del Paese ospitante, il Canada, e degli altri componenti europei e asiatici del Gruppo, ha evitato il fallimento del Vertice.
Il Presidente USA non sopporta i suoi amici ed è affascinato dai suoi nemici. Non si tratta però di una incomprensibile bizzarria, c’è del metodo in questa follia direbbe Shakespeare. Ed è il metodo degli affari: è più facile e rapido farli con le autocrazie che con le democrazie. Queste ultime hanno ancora leggi, regole, opinioni pubbliche, stampa indipendente, ecc. Le autocrazie no, con loro il business è più semplice.
Basti pensare alla stessa formula del G7. Mentre nella realtà sembra essere sempre di più un “G6+1”, il Presidente USA ha deplorato la scelta di sospendere la Russia dall’allora G8 a seguito dell’occupazione della Crimea nel 2014, e si è detto favorevole all’eventuale coinvolgimento oggi della Cina nel G7.
La Dichiarazione congiunta sui recenti sviluppi tra Israele e Iran è talmente breve che può essere riportata integralmente: “Noi, leader del G7, ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente. In questo contesto, affermiamo che Israele ha il diritto di difendersi. Ribadiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. Affermiamo inoltre l’importanza della protezione dei civili. L’Iran è la principale fonte di instabilità e terrorismo nella regione. Siamo stati costantemente chiari sul fatto che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare. Esortiamo affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, incluso un cessate il fuoco a Gaza. Rimarremo vigili sulle implicazioni per i mercati energetici internazionali e saremo pronti a coordinarci, anche con partner che condividono gli stessi principi, per salvaguardare la stabilità del mercato”.
Nessuna presa di posizione ufficiale dei 7 leader è stata presa sull’aggressione russa all’Ucraina.
Il comunicato finale del Vertice del G7 in Italia dello scorso anno sin dalle prime righe affermava: “siamo solidali nel sostenere la lotta dell’Ucraina per la libertà e la sua ricostruzione per tutto il tempo necessario”, e due pagine e mezzo erano dedicate al “costante sostegno all’Ucraina”. Il comunicato finale del Vertice G7 2023 in Giappone dichiarava, come primo punto, di “sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario di fronte all’illegale guerra di aggressione della Russia”, dedicando tutto il paragrafo 4 del comunicato all’Ucraina e alla condanna della “guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, che costituisce una grave violazione del diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite”, nonché un’intera Dichiarazione separata di sei pagine sull’Ucraina. Per non parlare dei documenti approvati nel Vertice G7 2022 in Germania, svolto appena quattro mesi dopo l’invasione russa.
Dell’Ucraina oggi rimane, negli atti politici scritti del Vertice, solo un paragrafo nella Dichiarazione congiunta dei Ministri degli Esteri dei Paesi G7 del 14 marzo scorso. Il Primo ministro canadese Mark Carney, a conclusione del summit, ha ricordato pubblicamente il sostegno finanziario all’Ucraina.
Il marconista di bordo