L’Ucraina e il Consiglio d’Europa hanno firmato il 25 giugno, presso il Palais de l’Europe a Strasburgo, l’accordo sull’istituzione di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. L’Europa ancora sembra credere al diritto internazionale, in un mondo nel quale è sempre più manifesta l’indifferenza e, soprattutto, l’insofferenza verso le norme e le regole che disciplinano le relazioni tra gli Stati.

L’accordo, firmato dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dal Segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset, stabilisce che la creazione del Tribunale speciale “è la soluzione più adatta a stabilire la responsabilità penale delle persone su cui ricade la maggiore responsabilità del crimine di aggressione contro l’Ucraina ed evitare di duplicare le azioni penali a livello nazionale contro le stesse persone”.

La Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja persegue i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i crimini di genocidio. Per il crimine di aggressione, che riguarda la decisione di utilizzare la forza militare contro un altro Stato in violazione della Carta delle Nazioni Unite, sussistono limitazioni giurisdizionali che impediscono il suo perseguimento nel caso dell’aggressione all’Ucraina. Il Tribunale speciale appena istituito consente di colmare la lacuna suddetta.

Subito dopo la firma dell’accordo, il Presidente Zelensky ha partecipato alla seduta dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Il Presidente dell’Assemblea, il greco Theodoros Rousopoulos del gruppo dei Popolari, è ricorso ai grandi drammaturghi dell’Antica Grecia per esprimere il senso di quanto sofferto dal popolo ucraino in questi tre anni. Èricorso ai pensieri di Euripide (“Cos’altro è la guerra se non la sofferenza degli innocenti?”), di Sofocle (“Il lungo giorno preme sul cuore dei coraggiosi”) e infine di Eschilo, che combatté a Maratona, e consegnò queste parole alla letteratura di ogni tempo: “Dobbiamo soffrire – soffrire per giungere alla verità”.

Ha ricordato, il Presidente Rousopoulos, gli incubi degli ucraini, tra cui quello più pericoloso: “che il mondo si abitui a questa guerra. Che un’invasione su vasta scala di uno Stato sovrano diventi una cosa normale. Che i crimini di guerra diventino invisibili. Che la sofferenza diventi la solita routine”.

Ha parlato di “erosione morale” a cui l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si oppone sin dalla sua creazione, e ha ricordato come, “attraverso una lunga e difficile sessione”, si è arrivati ad espellere l’aggressore dell’Ucraina dal Consiglio d’Europa: “a tutt’oggi rimaniamo la prima e unica istituzione al mondo ad averlo fatto”. Ed è proprio nell’emiciclo di Strasburgo che nacque l’idea del Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina.

Questa è l’Europa, la sua ragion d’essere nel turbolento mondo internazionale. Un’area di democrazia e di libertà, di rispetto del diritto e della promozione della persona umana. Rinunciando a tutto questo o erodendolo mese dopo mese per opportunità o convenienza, significa rinunciare alla nostra identità storica, faticosamente acquisita nel corso di una storia sofferta.

In quel Palais de l’Europe c’è una galleria di ritratti scultorei dei principali costruttori della nostra Europa moderna, da Alcide De Gasperi a Konrad Adenauer, da Robert Schuman a Winston Churchill. Ci sono altri due italiani: Giuseppe Mazzini e Giuseppe Vedovato, che dal 1972 al 1975 fu Presidente di quell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che oggi ha istituito il Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. Forse vengono osservati distrattamente, ma la loro vita fatta di battaglie e le loro parole intrise di speranza ci ammoniscono a non cedere.

Dovremmo essere più orgogliosi della nostra storia europea. Soprattutto se sofferta, perché quella sofferenza ci fa giungere alla verità.

Il marconista di bordo