“Signori all’ascolto, buonasera”.
Così, con queste sue tipiche parole, vogliamo immaginarci il congedo dal mondo del grande Bruno Pizzul, indimenticabile telecronista sportivo della RAI. Con misura ed eleganza, la sua voce ha accompagnato per anni le passioni veementi, gli entusiasmi sfrenati e le delusioni cocenti dei tifosi del calcio italiano.
Nacque a Udine nel 1938, quando l’Italia del commissario tecnico Vittorio Pozzo conquistava il secondo Campionato del Mondo e le radiocronache calcistiche erano affidate al mitico Nicolò Carosio. Nacque nel
Friuli rurale e cattolico, il Friuli degli oratori e dei campetti di calcio.
Una voce inconfondibile, quella di Bruno Pizzul. Una voce mai sguaiata né grossolana. La voce di un’Italia che qualche volta rimpiangiamo.
“Ed è gol!” usava dire. Forse, lo rimpiangiamo perché eravamo tutti più giovani. Ma forse anche perché esprimeva un calcio più genuino e un racconto di esso meno urlato. Quando un giocatore rinviava il pallone calciandolo altissimo e un po’ a caso, Pizzul lo definiva un tiro alla “viva il parroco!”.
Così ieri se n’è andato, nell’ospedale di Gorizia.
“Signori all’ascolto, buonasera”.