Nei giorni scorsi si è svolto il congresso dei Républicains francesi, ovvero quanto rimane della tradizione gollista a 55 anni dalla morte del Generale.
I Républicains hanno vissuto lo scorso anno una tormentata divisione interna sul tema dell’alleanza con l’estrema destra di Marine Le Pen e il suo Rassemblement National alle elezioni anticipate volute dal Presidente della Repubblica Macron. Si spaccarono profondamente, con il leader di allora Éric Ciotti favorevole all’alleanza con l’estrema destra, e gran parte del partito contraria: la memoria antifascista di Charles De Gaulle e di Jacques Chirac portò all’espulsione di Ciotti, e tutto finì a carte bollate.
Il congresso si è concluso domenica 18 maggio con l’incoronazione a Presidente del partito di Bruno Retailleau, attuale Ministro dell’Interno nel governo Bayrou. Si può ben parlare di incoronazione data la percentuale di voti raccolti: lo hanno sostenuto il 74% degli iscritti.
Un consenso così vasto dovrebbe confermare la partecipazione dei Républicains nel governo macronista, aprendo così ad una nuova prospettiva circa la questione più importante dei prossimi due anni: le elezioni presidenziali del 2027.
Il governo di Bayrou è di minoranza, e ogni appuntamento parlamentare di rilievo diventa un test di sopravvivenza. Nell’Assemblea nazionale non c’è una maggioranza solida, e il rischio di elezioni anticipate è sempre dietro l’angolo, nonostante i pochi mesi di vita dell’attuale legislatura. Un’eventuale ulteriore crisi governativa potrebbe di nuovo mettere sotto pressione l’Eliseo.
L’elezione di Retailleau a capo dei Républicains pone sul tavolo un nuovo, ipotetico candidato di centro-destra alla successione di Emmanuel Macron. Ancora i principali leader moderati si mantengono al coperto, in attesa anche dell’esito dei guai giudiziari di Marine Le Pen e dei possibili assetti politici all’estrema destra. La partita presidenziale è tutta da giocare.
Il marconista di bordo