Il capo redattore della (prestigiosa) rivista americana The Atlantic, Jeffrey Goldberg, è stato inserito per errore in una chat nella quale i vertici politici degli Stati Uniti discutevano la pianificazione di bombardamenti missilistici contro gli Houthi nello Yemen. E così quelle discussioni sono diventate pubbliche.
Invece di commentare la leggerezza con cui si trattano questioni di sicurezza nazionale (pur essendo umano errare, esistono anche gli errori gravi e imperdonabili), ci preme di più commentare alcune parole rivelatrici dello stato d’animo di uomini politici da cui dipendono le sorti di centinaia di milioni di persone.
Nella chat, oltre all’incolpevole Goldberg che vedeva arrivare nel suo telefono conversazioni che avrebbero dovuto essere segrete, scrivevano il Vice Presidente degli Stati Uniti, il Segretario di Stato alla Difesa, il Consigliere per la Sicurezza nazionale, il Capo dello staff del Presidente.
I sentimenti dei vertici statunitensi verso gli Europei sono espressi nella chat attraverso parole come “parassiti”, “patetico”, “odio salvare di nuovo l’Europa”. Dopo lo scoppio dello scandalo, non potendo smentire nulla visto che la chat sta anche nel cellulare di Goldberg, in una conferenza stampa è stato chiesto al Presidente degli Stati Uniti un commento, e lui ha confermato il giudizio del suo Vice: gli europei sono parassiti. Evidentemente non bastava: avrebbe anche definito Goldberg un “viscido”, e The Atlantic solo un “giornale sull’orlo del fallimento”.
Nella corsa all’insulto si era già distinto qualche giorno fa l’inviato speciale degli USA per il Medio Oriente e per l’Ucraina, il quale in un’intervista ha definito l’Ucraina un falso Paese, mentre a lui era piaciuto il Presidente russo, considerato non una cattiva persona, bensì una super-intelligente.
Si ascoltano parole cariche di odio, parole estreme. Scherno e disprezzo si amalgamano. Gli ignoranti vivono meglio in questo mondo, perché non sanno, non conoscono. “Parassiti”, “odio”, “falsi Paesi”, “viscido” per loro sono solo parole, la loro normalità nelle relazioni politiche. Purtroppo sono le stesse parole d’ordine che rimbombavano, sinistre e cupe, nell’Europa del Novecento tra le due guerre mondiali. Chi sa, conosce anche il mondo che scaturì da quelle parole.
Il marconista di bordo