Sempre molto elegante e distinto, Filippo Maria Pandolfi ha attraversato il Novecento politico italiano con misura e competenza, senza gli strilli della Seconda Repubblica e senza le violenze verbali del Ventennio.
Di famiglia borghese, formazione cattolica, “di un cattolicesimo solido ma non fanatico” come ebbe modo di dire molti anni dopo, Filippo Maria Pandolfi seguì dalla natìa Bergamo il tipico percorso della classe dirigente democratico-cristiana della Prima Repubblica. Il padre aveva partecipato alla vita politica del Partito Popolare di don Sturzo, finché il fascismo lo consentì. Filippo Maria entrò nell’Azione Cattolica, completando la sua formazione civile e religiosa, e partecipò alle azioni della Resistenza.
Si iscrive alla Democrazia Cristiana, e fa come tutti la gavetta nel partito. Segretario cittadino della DC a Bergamo, entra in Consiglio comunale e guida il suo partito per dieci anni: prima di accedere a responsabilità più alte, si doveva fare la gavetta a livello locale. Nelle elezioni politiche del 1968 viene eletto deputato nella circoscrizione Brescia-Bergamo, il cuore dell’operosità industriale lombarda e della borghesia cattolica. Brescia e Bergamo lo avrebbero eletto per ben sei legislature.
A quei tempi, prima di entrare al Governo si faceva la gavetta in Parlamento, nelle commissioni parlamentari, nelle attività legislative. Si occupò sempre di discipline economiche, e nel Governo nazionale dal 1976 al 1988 ricoprì incarichi quali ministro delle Finanze, ministro del Tesoro, ministro dell’Industria, ministro dell’Agricoltura.
Nell’agosto del 1979 fu ad un passo dalla Presidenza del Consiglio: Pertini gli aveva dato l’incarico di formare il nuovo governo dopo la crisi del governo Andreotti di solidarietà nazionale, ma all’ultimo momento (con la lista dei ministri già pronta) i socialisti ritirarono il loro appoggio. Pandolfi “è avvilito e pensa di mollare tutto” scrive Andreotti nei suoi diari “lo invito a non precipitare decisioni”.
Nel 1989 venne nominato Commissario europeo per la Scienza e la Ricerca, sotto la presidenza di Jacques Delors. La sua eleganza e la sua signorilità contribuirono a rendere il suo incarico europeo rispettato e apprezzato.
Nella Democrazia Cristiana fece parte della corrente dorotea, il centro del partito centrista. Pandolfi ci ha lasciato il 22 marzo scorso, a Bergamo dove era nato 97 anni fa.
Il marconista di bordo