I segnali di un disagio, se non di un vero ripensamento, verso la scelta compiuta nel referendum del 2016 di uscire dall’Unione Europea si sono avvertiti da tempo in una parte della classe dirigente britannica e in vari settori della società inglese.

La Brexit non ha prodotto le meraviglie preannunciate allora, la speciale relazione con gli Stati Uniti è ben lungi da produrre effetti positivi, soprattutto in epoca trumpiana. Il presente è complesso, il futuro prossimo appare ancor più incerto. L’UE rimane il principale partner commerciale, e l’aggressività militare russa è un’ombra cupa che si è allungata su tutti i Paesi europei, che siano dentro o fuori delle istituzioni comunitarie.

Come sorprendersi allora se il governo inglese abbia avviato un processo di riavvicinamento a Bruxelles? All’ordine del giorno non c’è, e non ci sarà probabilmente nemmeno nel futuro, un eventuale rientro del Regno Unito nell’UE. Ma il tempo dell’orgoglioso e bizzarro isolamento dal continente sembra si stia esaurendo.

Il 19 maggio, nel vertice tra Unione Europea e Regno Unito, è stato concordato l’avvio di una partnership sulla difesa e sulla sicurezza: la dimensione strategica è prioritaria nel nuovo scenario internazionale. In particolare, la partnership potrà consentire a Londra di partecipare ad azioni comuni in materia di appalti nel quadro del SAFE (Security Action for Europe), lo strumento comunitario nel cui ambito la Commissione Europea raccoglierà fino a 150 miliardi di euro per aiutare gli Stati membri dell’UE a investire in progetti comuni di appalti per la difesa.

La ricaduta sulla continuazione del sostegno militare all’Ucraina è evidente ed esplicitamente dichiarata, in termini sia di approvvigionamento congiunto di capacità militari che vengono poi trasferite all’Ucraina, sia di investimenti diretti nell’industria della difesa di Kiev.

Altri accordi presi nel vertice riguardano la pesca, l’esenzione da dazi per il commercio di prodotti siderurgici, l’impegno per arrivare ad un accordo sulla partecipazione del Regno Unito al mercato elettrico dell’UE, l’offerta del programma Erasmus+ dell’UE ai giovani inglesi.

È stato infine annunciato che l’Alto Rappresentante dell’UE e i Segretari agli Esteri e alla Difesa del Regno Unito si incontreranno ogni sei mesi per consultazioni su questioni di politica estera e di sicurezza di interesse comune.

Il principale protagonista della Brexit, Nigel Farage, tuona contro gli accordi presi dal governo Starmer con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. I Conservatori, preoccupati per la crescente erosione dei consensi alla loro destra da parte di Farage, tuonano per la nuova “sottomissione” di Londra alle regole di Bruxelles. Tutti sembrano tuonare.

Il punto è un altro: la Brexit non ha raggiunto il suo scopo dichiarato (far stare meglio gli inglesi) e quello nascosto (iniziare lo sfaldamento dell’Unione Europea). L’UE scricchiola, ma non sta cedendo.

Il marconista di bordo