Anche il tentativo del leader del partito austriaco di estrema destra FPÖ, Herbert Kickl, di costituire il nuovo governo in Austria è fallito. La trattativa tra FPÖ e i popolari dell’ÖVP si sarebbe arenata sul problema dell’assegnazione di alcuni ministeri chiave. Potrebbe apparire la solita questione di poltrone e potere, ma intorno al controllo del ministero delle Finanze e del ministero degli Interni ci sono questioni rilevanti.

Dietro quelle poltrone ci sta il sistema di tassazione, l’Austria europeista dell’euro, il controllo dell’intelligence e della cooperazione internazionale degli organismi informativi. Sono questioni molto serie, che i Popolari austriaci hanno deciso di non cedere agli estremisti filo-russi ed euro-scettici.

L’occasione, per il partito FPÖ, era storicamente ghiotta: dopo l’Anschluss del 1938 (l’annessione dell’Austria alla Germania nazista), la devastazione della Seconda Guerra Mondiale e la successiva neutralità, Kickl poteva diventare il primo cancelliere austriaco di estrema destra.

Ora tutto ritorna nelle mani del Presidente della Repubblica Van der Bellen. A meno di ulteriori sorprese, le strade sono due: la ripresa dei colloqui tra Popolari, Socialdemocratici e Liberali per formare il nuovo governo, o il ricorso a nuove elezioni. Uno scenario, quest’ultimo, al limite della drammaticità dopo le consultazioni del settembre scorso.

Il marconista di bordo