Il libro dell’olandese Jan Brokken, pubblicato nel 2024 e uscito in Italia nel 2025 nelle edizioni Iperborea, ci accompagna alla scoperta dell’Olanda fatta da artisti e pittori tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, e in particolare alla scoperta del villaggio di pescatori di Volendam, a nord di Amsterdam, sul Gouwzee. Un luogo nel quale l’Europa dell’arte e della cultura trovò un momento d’incontro.
È la storia di un albergo, l’Hotel Spaander, che trae il nome dal suo proprietario Leendert Spaander il quale, insieme alla moglie Aaltje, dal 1881 ne governò le fortune e la fama fino agli inizi degli anni Venti, cui seguì nella gestione la figlia Alida. Ed è anche la storia degli artisti che lo abitarono, alcuni frequentemente, altri più sporadicamente, tutti attratti dalla luce dei cieli del Nord, dai colori dell’acqua e dai riflessi dello Zuiderzee, dai pescatori e dalle donne del villaggio di Volendam.
Leendert Spaander acquistò un caffè e vi volle creare un albergo per farne una colonia di artisti, si adoperò per accoglierli nel miglior modo possibile, diventando così un punto di riferimento per pittori di tutta Europa, con atelier a loro dedicati e con un’ospitalità fatta di libertà, serenità e festosità. “I pittori sono buone forchette, e Leendert amava dire dei suoi artisti: «Oh, mi riducono in misera mangiando, ma mi fanno ricco bevendo». Le bevande infatti non erano offerte”.
In Europa esistevano altri modelli simili. L’Auberge Ganne, per esempio, ospitava gli artisti che venivano nel villaggio francese di Barbizon per dipingere, accogliendo i precursori dell’impressionismo. O il Brøndums Hotel che a Skagen, nell’estremità settentrionale della Danimarca, dava ospitalità ai pittori che dettero vita all’omonima Scuola. O ancora la pensione bretone Gloanec, dove vivevano i pittori della Scuola di Pont-Aven.
“In totale si stabilirono a Volendam ben 1863 – pittori, incisori, scultori, illustratori, fotografi – di cui 1461 provenienti dall’estero. E ben 1400 di loro presero alloggio allo Spaander“.
Jan Brokken scrive: “Nel registro degli ospiti dell’Hotel Spaander hanno lasciato la loro firma circa millequattrocento artisti provenienti da quasi tutti i paesi d’Europa e da Stati Uniti, Canada, Russia, Giappone, Nuova Zelanda – e sicuramente ne dimentico qualcuno. È un numero sessanta volte superiore a quello dei pittori che andavano a Barbizon o a Pont-Aven. Cosa cercavano a Volendam? Cosa cercavano nei Paesi Bassi?”.
Cercavano la luce, quella particolare luce riflessa dallo Zuiderzee. “Senza quella luce, la pittura olandese conosciuta in tutto il mondo non esisterebbe”. Cercavano la luce del cielo. “«Perché vengo qui?» si chiedeva un collega di Aitken [pittore inglese, ndr], originario del sudovest dell’Inghilterra. «Da noi abbiamo esattamente lo stesso paesaggio e lo stesso mare». E concludeva, sospirando: «Ma i cieli olandesi sono così affascinanti»”.
Fu l’illustratore americano Edward Penfield, la cui opera intitolata Natale al cafè Spaander è stata presa come copertina del libro, a definire per primo Volendam come il villaggio magenta. Lo vedeva nelle camicie degli uomini, nei coppi rossi delle case, nella pavimentazione delle strade.
Il bel libro di Jan Brokken evoca i colori e le storie degli artisti passati per l’Hotel Spaander con una scrittura piacevole e scorrevole, accompagnata da un apparato iconografico ricco di quadri che ci restituiscono l’atmosfera pittoresca e cromatica di quell’angolo della nostra Europa.