La stampa tedesca riporta lo sbalordimento dei principali leaders europei durante la telefonata fatta nei giorni scorsi dal Presidente degli Stati Uniti in merito alla guerra russa in Ucraina. Lo stupore suscitato (il cancelliere tedesco sarebbe rimasto “scioccato”, secondo le indiscrezioni giornalistiche che nessuno finora ha smentito) riguarda la volontà della Casa Bianca di non chiedere più nessun cessate-il-fuoco alla Russia e di non volere imporre nessuna nuova sanzione a Mosca.

Dopodiché, il quotidiano tedesco Bild riporta oggi accuse insolitamente gravi del Presidente statunitense contro il Presidente russo sulla sua piattaforma social Truth: “È completamente fuori di testa [Putin, ndr]. Ho sempre detto che vuole tutta l’Ucraina, non solo una parte. Forse ha ragione, ma se lo fa, porterà alla caduta della Russia!”. Non solo. Bild riporta anche le parole del Presidente USA pronunciate ai giornalisti domenica 25 maggio, esattamente l’opposto di quanto sostenuto qualche giorno prima: alla domanda se sta prendendo in considerazione nuovi sanzioni alla Russia, ha risposto “certamente, [Putin, ndr] uccide un sacco di gente, non so cosa gli sia preso”.

Si fa fatica a ritenere che dietro i tentativi (alcuni sinceri, altri manifestamente falsi, altri ancora puramente velleitari) di porre fine diplomaticamente alla terribile guerra russa in Ucraina vi siano strategie raffinate di politica internazionale. L’impressione che si ricava dopo settimane di dichiarazioni, interviste, viaggi, telefonate, moniti, è un senso di impotenza politica.

Non c’è un effettivo piano americano, efficace e realistico, per la pace in Ucraina. E non c’è neanche per Gaza, o per l’attivismo degli Houthi nello Yemen. Non c’è perché la confusione non paga in politica, l’incontinenza verbale non serve a nulla, la costante impressione di arrendevolezza verso gli aggressori umilia gli aggrediti e incoraggia, consapevolmente o inconsapevolmente, l’aggressore a continuare. La pace non si compra con gli affari, ma si costruisce con la politica di cui gli affari sono solo una delle componenti. E la politica in tempi di guerra si fonda innanzitutto sul sostegno agli alleati aggrediti e sulla fermezza verso gli aggressori.

Le posizioni espresse dai leaders europei sono assolutamente condivisibili e coerenti, ma purtroppo sono ancora in buona misura prive dei mezzi per metterle in atto.

Chi ha i mezzi, non ha la politica. Chi ha la politica, non ha i mezzi. La tragedia ucraina (e non solo) continua.

Il marconista di bordo