Oggi, sul quotidiano l’Unità da lui diretto, Piero Sansonetti dedica l’articolo di fondo alla sentenza del tribunale di New York in merito alla vicenda che vede coinvolto il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e la pornostar Stephanie Clifford, molto meglio conosciuta come Stormy Daniels (e quel “stormy” è tutto un programma).
La nostra concezione della politica non prevede alcun sfruttamento delle vicende giudiziarie a fini ingiuriosi. L’uso, quasi sempre l’abuso, dei tribunali per sfruttarne i vantaggi nella lotta e nella propaganda politica appartiene alla barbarie manettara dei moralisti in servizio permanente effettivo. La prima separazione tra giustizia e politica dovrebbe stare proprio qua: i magistrati non usino i tribunali per fare politica, e i politici non usino la gogna giudiziaria per fare politica contro gli avversari.
Ora non sappiamo se anche nei tribunali di New York si annidino giudici comunisti trinariciuti, fatto sta che Donald Trump è stato condannato per 34 reati. Non sono pochissimi. E nemmeno particolarmente lusinghieri per il leader della più grande superpotenza mondiale: stornare denaro o falsificare bilanci per pagare il silenzio di una pornostar (un tempo si usavano altri termini per identificare tale attività) è roba non molto edificante. Peraltro la sentenza è stata pronunciata dopo le elezioni americane, evitando quindi la sua strumentalizzazione a fini elettorali.
Ricorda Sansonetti quanto stabilito dalla corte di New York: “sulla base del diritto all’immunità presidenziale a Trump non può essere assegnata nessuna pena. Né detentiva e neppure economica. E quindi il suo diventa il primo caso della storia americana di imputato condannato ma non punito”.
Il punto (politico), ed è l’unico che ci interessa, è un altro.
Il direttore dell’Unità scrive che gli Stati Uniti hanno avuto “grandissimi presidenti”, e li cita: George Washington, John Adams, Abraham Lincoln, Franklin Delano Roosevelt. Concordiamo con lui, che aggiunge nell’elenco un “forse Kennedy” su cui cominciamo a non essere del tutto allineati: noi toglieremmo quel “forse”. Poi sostiene che gli USA hanno avuto anche presidenti “scadenti, o un pochino sanguinari”: Ulysse Grant (d’accordo sul sanguinario), Lyndon Johnson e Richard Nixon (un po’ meno d’accordo, perché non è giusto ridurre le loro presidenze ai soli terribili bombardamenti del Vietnam del Nord), e il giovane Bush.
Conclude Sansonetti: “però un personaggio così scadente e folkloristico, che ora vorrebbe anche invadere il Canada e la Groenlandia, francamente non si era mai visto”.
Oggi il Presidente degli Stati Uniti è dunque un pregiudicato, e sul Presidente della Federazione Russa pende un mandato di cattura internazionale. Non stiamo giocando: la politica è una cosa seria. Possiamo decidere di non occuparci di politica, ma la politica si occuperà sempre di noi.
Si preannuncia un possibile vertice tra Putin e Trump dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. Non appaiono all’altezza dei vertici tra Nikita Krusciov e Dwight Eisenhower, o di quelli tra Leonid Breznev e Richard Nixon, e men che meno di quelli tra Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan. Ci dobbiamo accontentare di quanto passa il convento.
Ma non ci potremmo accontentare né di una pace ingiusta per l’Ucraina né di un colpo di spugna sulle ingerenze alle democrazie liberali per scardinarne i principi ideali e l’ordinata vita politica. Questo non sarebbe accettabile, indipendentemente dalle condanne e dai mandati d’arresto.
Il marconista di bordo