In Portogallo le elezioni politiche anticipate si sono tenute il 18 maggio scorso, e il principale esito è stato la sconfitta del Partido Socialista (PS), con un evidente spostamento a destra dell’elettorato lusitano: il PS ha perso 20 seggi, mentre l’alleanza elettorale di centro-destra Aliança Democrática (AD) e il partito di estrema destra Chega ne hanno guadagnati rispettivamente 11 e 10.
Eletto il nuovo Presidente della Assembleia da República il 3 giugno nella persona di José Pedro Aguiar-Branco del Partido Social Democrata (PSD), il principale partito dell’alleanza elettorale AD, due giorni dopo entra in carica il nuovo governo di Luís Montenegro (anche lui del PSD), già premier nella precedente legislatura.
Il 16 giugno l’Assemblea respinge la mozione di rigetto, presentata dal Partido Comunista Português (PCP), del programma del nuovo Governo di centro-destra. La quasi totalità dell’Assemblea vota contro la mozione (217 deputati), solo 10 a favore, e 1 solo astenuto. Con questa sorta di “non sfiducia” di italiana memoria, la compagine di Luís Montenegro è legittimata ad assumere le responsabilità del governo.
Si tratta dell’ennesimo governo di minoranza che ha retto le sorti del Portogallo negli ultimi anni. Questo governo può contare sulla carta su 91 seggi all’Assemblea della Repubblica su 230, il che significa andare incontro comunque a difficoltà non irrilevanti nella realizzazione del programma. Il governo si fonda sull’appoggio dei partiti di centro-destra, mentre rimangono fuori dal perimetro governativo sia l’estrema sinistra che l’estrema destra. Il Partido Socialista ha assunto una posizione costruttiva, attenta a non trascinare il Portogallo in una crisi che da politica potrebbe diventare istituzionale.
Il programma di governo, lungo ben 252 pagine, pone dieci priorità:
- Una politica dei redditi che valorizzi il lavoro e il risparmio, il merito e la giustizia sociale;
- Riforma dello Stato e guerra alla burocrazia: semplificare la vita dei cittadini e delle aziende;
- Creare ricchezza, accelerare l’economia e aumentare il valore aggiunto;
- Immigrazione regolata e umanista;
- Servizi essenziali funzionanti per tutti e di qualità, con complementarietà tra offerta pubblica, privata e sociale;
- Maggior sicurezza, giustizia più rapida e lotta alla corruzione;
- Costruire il Portogallo: mobilitare tutti per superare la crisi abitativa;
- Nuove infrastrutture che proiettino il Paese;
- Acqua che unisce: salvaguardare il futuro;
- Piano di rafforzamento degli investimenti nella difesa strategica.
Il Portogallo è dunque un altro Paese europeo retto da un governo di minoranza, una condizione che negli ultimi anni si è diffusa in varie parti del nostro continente.
Il marconista di bordo