Lo scorso 28 maggio è stata inaugurata l’esposizione “Evocare Ri-evocare” di Nicoletta Perondi, che resterà aperta a Firenze, presso spazio C.A. Ciampi di palazzo del Pegaso, fino al 7 giugno. PaginaEuropa ha avuto l’occasione di intervistare l’artista e comprende meglio lo spirito che anima l’esposizione.

Nicoletta, come nasce l’idea e perché è importante parlare di pittura e cultura oggi nel nostro Paese? Come può l’arte aiutarci a comprendere temi complessi come l’identità europea, la storia o la trasformazione?

L’arte e la pittura possono aiutare moltissimo. Ogni colore ha un suo linguaggio emotivo, se poi si parla della pittura astratta, come in questo caso, addirittura la posizione del colore nel quadro ha un proprio linguaggio che va a toccare le corde emozionali di ogni persona, ed è in questo modo che l‘arte ci aiuta. Guardi, in questo momento sto leggendo l’ultimo libro dello scrittore olandese Jan Brokken, che ci racconta la storia dell’Hotel Spaander fondato alla fine dell’Ottocento nel villaggio di Volendam, vicino ad Amsterdam, dove per anni pittori, artisti, scrittori di svariati Paesi europei si sono ritrovati alla ricerca di luce e ispirazione. Una storia meravigliosa, che ci ricorda come l’Europa sia innanzitutto cultura e confronto.

La pittura avvia “una nuova forma di conoscenza in cui il ricordare si fa presente e trasformato dal vissuto più intenso e più selettivo”, si legge nel suo manifesto. In che modo il gesto e la stesura del colore, attraverso la matericità, permettono di elaborare ricordi non solo personali ma forse anche collettivi o legati a una memoria culturale europea?

Perché esiste un codice del colore che è intrinseco in ognuno di noi e inconsciamente tocca la nostra emotività nella direzione a noi più consona in quel determinato momento e stato d’animo. Pensiamo a Mirò, oppure a Mondrian, a Feininger che se pur nato a New York è cresciuto tra la Germania e la Francia, oppure ancora a Kandinski considerato il padre dell’astrattismo. Arrivando ai giorni nostri pensiamo a Mark Rotnko o a Kiefer, ma anche qui la lista sarebbe lunga. Tutti questi pittori hanno in comune il linguaggio della scomposizione astratta rafforzata dal colore che diventa linguaggio emozionale.

La sua pittura materica recupera l’eredità di maestri toscani come Alberto Moretti. Come si inserisce la ricerca artistica in questa specifica tradizione italiana e quali sono le risonanze o i dialoghi che intesse con movimenti artistici materici o informali sviluppatisi in altre parti d’Europa?

Si tratta sempre della scomposizione dell’immagine, dove il tratto o il segno viene dato con il colore. Tutti i pittori sanno disegnare, sanno raffigurare il comprensibile, ma solo sapendolo fare si riesce a scomporre e spiegare cosa si vuole dire. Se devo pensare ad un artista contemporaneo al quale mi sento vicina, soprattutto per l‘uso della materia nell’astratto, penso nuovamente a Kiefer il quale usa materia e colore come un unico corpo di linguaggio che si traduce visivamente in emozione pura.

Il paesaggio toscano è una fonte d’ispirazione evidente. Oltre alla sua specificità, percepisce elementi nel paesaggio o nella cultura toscana che possano fungere da “ponte” con altri paesaggi o sensibilità artistiche europee?

Sono tantissimi i paesaggi europei dove si intravede la toscanità, pensiamo ai campi della Provenza, al mare della Costa Azzurra, ai boschi della Germania o dell’Austria e potrei continuare all’infinito. C’è sempre una toscanità per me ricorrente, basta saperla leggere e imprimerla sulla tela.

Per concludere, se dovesse immaginare un dialogo tra la sua opera e una capitale culturale europea diversa da quelle italiane, quale sceglierebbe e perché?

Sceglierei le coste della Normandia, perché sono ampie e piene di emozioni date proprio dalle luci e dai colori della natura. Se devo pensare ad una capitale europea penso sicuramente a Parigi, dove l’arte in generale ha il grande coraggio di spezzare e sconvolgere sempre i linguaggi artistici dominanti fino ad un dato momento, affermando una crescita e un cambiamento vitali per la cultura.