I leader europei si sono ritrovati in Ucraina in questi due giorni: i ministri degli Esteri (o loro rappresentanti) il 9 maggio a Leopoli, e i Capi di Stato o di Governo il 10 a Kiev.

A Leopoli, nel giorno in cui è stata celebrata la Giornata dell’Europa, si è proceduto alla firma di una Dichiarazione (il cui testo integrale è riportato in un’altra sezione del sito web) con la quale si intende istituire il Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. Un tema scottante per la Russia e per il suo Presidente, su cui già pende il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale.

A Kiev sono arrivati in treno il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, il premier inglese Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier polacco Donald Tusk. Un liberale, un laburista, un democristiano, un popolare europeo. Si è discusso di una proposta di tregua nella guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina.

La situazione è così sintetizzabile: in tre anni la Federazione Russa non riesce a sfondare il fronte; l’Ucraina, contro tutti i pronostici e contro le attese di tutti gli amici europei di Putin, continua a resistere; il piano di pace americano, se mai è esistito, non sta decollando.

I leader europei, consapevoli che il futuro dell’Europa dipende in larga misura dall’esito della guerra in Ucraina, hanno dunque fatto tappa a Kiev non solo per esprimere solidarietà politica a un popolo eroico, ma anche per rilanciare un’idea di tregua senza condizioni di 30 giorni per avviare negoziati di pace.

Non sono molte di più le indiscrezioni sugli aspetti critici dell’eventuale negoziato (partecipazione o meno dell’Ucraina alla NATO, adesione all’Unione Europea, forniture militari all’Ucraina, presenza di un contingente militare europeo, riparazione dei danni di guerra causati dai russi, status dei territori occupati dai militari russi). Si sa che è stato contattato il presidente degli Stati Uniti, e (almeno per ora) avrebbe mostrato la propria concordanza sulla strada discussa a Kiev.

L’Europa non ha smesso di difendere l’Ucraina, e dell’Europa gli ucraini si stanno fidando. Dobbiamo rimanere all’altezza della situazione. Per il futuro degli ucraini, e per il futuro delle nostre libertà e della nostra indipendenza.

Il marconista di bordo