Dopo aver visto il tracciato dell’edizione numero 108 del Giro d’Italia, che insieme al Tour de France e alla Vuelta spagnola costituisce la più importante gara a tappe del ciclismo europeo, era parso a molti che il Colle delle Finestre avrebbe potuto decidere la vittoria finale. Così è stato.

Alla partenza del Giro, il 9 maggio scorso, i pronostici indicavano nello sloveno Primož Roglič e nello spagnolo Juan Ayuso i possibili protagonisti. Per motivi diversi si sono entrambi ritirati. Nel corso delle tappe percorse lungo lo Stivale erano emersi due latinoamericani: l’ecuadoregno Richard Carapaz e, soprattutto, il messicano Isaac Del Toro, maglia rosa fino alla penultima tappa, quella del Colle delle Finestre, con arrivo al Sestriere.

Il Colle, “Cima Coppi” in questo Giro d’Italia, è una sfida molto dura, ha visto passare negli anni trionfi esaltanti e crolli rovinosi. I suoi tornanti, anche questa volta pieni di gente come sempre sulle strade alpine del Giro, sono capaci di stroncare le gambe a molti. I due favoriti Carapaz e Del Toro hanno tergiversato troppo mentre Simon Yates scalava la salita fra due ali di folla.

Il Giro si vince con le gambe e con il cervello, con la potenza e con la strategia: il corridore inglese ha avuto entrambe.

E così, tra le vestigia dell’Impero e le benedizioni del Papato, Simon Yates ha sfilato con la maglia rosa nell’ultima tappa a Roma. È il terzo inglese che vince il Giro: prima di lui lo hanno vinto Tao Geoghegan Hart (2020) e Chris Froome (2018).

Terminato il Giro d’Italia, il 5 luglio prossimo partirà a Lille il Tour de France. Raggiungerà Parigi il 27 luglio.